CRESCERE O INVECCHIARE?

Se ci occorre una zattera su cui salire per allontanarci e salvarci dalle conseguenze dello stress, allora lo yoga è la via giusta. 

Attraverso le pratiche dello yoga, come le asana (posizioni), il Pranayama (tecniche di respirazione) e yoga Nidra (sonno yogico), possiamo ridurre gli effetti stressanti che la vita attuale ha sul nostro corpo e sulla nostra mente. 

L’azione dello yoga ha una doppia funzione, cioè è sia prevenzione che cura.

È sufficiente praticare ogni giorno pochi esercizi per trasformare in un tempo ragionevolmente breve la nostra capacità di affrontare le pressioni della vita. Pur non potendo cambiare le fonti esterne di stress come lavoro, relazioni, inquinamento, pressione sociale, possiamo acquisire una naturale capacità di non assorbirne e somatizzarne le conseguenze.

Lo stress nasce dalla tensione nervosa che si accumula diventando una condizione cronica il cui effetto raggiunge ogni parte del corpo, ogni cellula. 

È così che la nostra vita si trasforma poco alla volta, ma inesorabilmente, in una costante e faticosa ricerca di soluzioni compensative. Si innesca pertanto un circolo vizioso che porta a correre sempre di più con la frustrante sensazione di non arrivare mai da nessuna parte e di non vedere vie di uscita alla nostra situazione.

Semplicemente eseguendo quotidianamente alcuni cicli del Saluto al Sole (Surya Namaskara) e la respirazione a narici alternate (Anuloma Viloma Pranayama) possiamo con il tempo aumentare il livello della nostra energia liberandoci da tossine malsane e abitudini dannose. 

Si tratta di innescare dei processi semplici ma costanti, che ci porteranno a crescere anzichè ad invecchiare. Occorre soltanto decidere in quale direzione vogliamo andare.

Maria Figoni

Questo ardente desiderio di prestigio e di potere

“Questo ardente desiderio di prestigio, di potere, di essere riconosciuti dalla società è il desiderio di dominare gli altri, cioè una forma di aggressività.
E qual è la causa di questa aggressività? È la paura, non vi pare?” (Jiddu Krishnamurti,  1895-1986)

Sono queste le parole quanto mai attuali di Krishnamurti. E rimandano all’urgente bisogno che oggi molti hanno di sentirsi al sicuro in quanto parte di un gruppo di “prescelti”, di immaginarsi speciali, “quelli in gamba che ce l’hanno fatta”, e per questo con maggiori aspettative di felicità rispetto ad altri. Queste parole in realtà descrivono uomini e donne così rassegnati e timorosi da cercare la propria sicurezza nell’adesione a modelli luccicanti proposti dal pifferaio magico di turno. Spesso ricco ed incolto. Persone che hanno smesso di cercare la propria individualità e barattato la libertà in cambio dell’appartenenza a vuoti e sterili gruppi sociali che traggono la propria forza dall’autocelebrazione collettiva e dall’illusione del successo. Quanta aggressività e quanta paura sprecate, che spreco di energia…

No grazie, è preferibile restare individui semplici, disposti a continuare a porsi domande e a dubitare; persone curiose ed insoddisfatte alla continua ricerca, di sè e del senso della vita.

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